Descrizione
“Era di statura inferiore alla media e aveva le spalle larghe; gli occhi erano profondamente infossati e scintillavano come berilli. Il volto era pallido e molto segnato, le labbra turgide e sporgenti, i denti regolari, la barba spartita nel mezzo, ben curata, di un bruno tendente al rossiccio al pari dei capelli; le mani grandi, le dita tozze. Zoppicava sorreggendosi a un bastone. Quando sedette, ciò che più mi colpì fu la varietà e la bellezza dei suoi gesti.” Nel nono anno di regno dell’imperatore Domiziano, Agabo il Decapolitano, ormai vecchio, decide di scrivere la storia di quell’uomo memorabile. Agabo era un fanciullo quando conobbe, in un villaggio a sud del Giordano, Balaam lo Zoppo, detto anche Jeshu-ha-Notzri o Gesù di Nazareth. In quel pomeriggio lontano, lo zoppo dagli occhi di berillo aveva guardato il piccolo Agabo e gli altri bambini e aveva detto: “Vedono chiaramente il fulgore di Dio.” Sono passati quasi sessant’anni, e Jeshu-haNotzri, morto o scomparso in circostanze oscure, è adorato come un dio da una setta che si è rapidamente diffusa – secondo alcuni, in misura preoccupante – nell’Oriente e nell’Occidente dell’impero. Agabo è uomo erudito, sa citare da testi sacri e da antiche cronache, conosce riti e misteri di ebrei e di gentili, decifra con perizia formule segrete e parole impronunciabili, non gli sfuggono i legami tra l’arcano tetragramma divino e la dea della luna, Sheol, e Belial, il demone della distruzione. Sa che un giorno lo zoppo proferì il nome ineffabile per risuscitare un morto chiamato Lazzaro, sa quali parole Jeshu scrisse sulla sabbia. Contro l’eternità venti secoli di storia sono nulla, e poco conta che l’eccezionale trama narrativa di Agabo sia la maschera di uno scrittore moderno, Robert Graves, uno di quegli strani gentiluomini britannici che a volte sembrano toccati da un prodigio, essi stessi capaci di risuscitare nomi, figure, eventi. In questa grandiosa ricostruzione, potente come un classico romanzo ad incastro ma raffinata e quasi esoterica nei suoi misteriosi significati ultimi, Graves suggerisce la sua nuova e celebre ipotesi sul Cristo storico e mitico. Il libro ha un fondo inquietante: l’ipotesi del divino, anche nelle mere forme della storia e del mito, ha in sé qualcosa di spaventoso.