Descrizione
Isola di Giava, 1898. Minke è un giovane studente di nobili origini e di raffinata educazione europea, con l’ambizione di scrivere e un notevole intuito per gli affari. Il ragazzo parla la lingua, frequenta le scuole, legge i libri dei colonizzatori olandesi, pur appartenendo, per nascita e sangue, al popolo dei colonizzati. L’incontro con Annelies, una splendida e fragile ragazza-bambina, figlia di una concubina indigena e di un potente uomo d’affari olandese, imprime una svolta decisiva e sconvolgente alla sua vita. Implicato, suo malgrado, nelle travagliate vicende di questa famiglia, e in particolare in quelle di Nyai Ontosoroh, madre di Annelies, Minke si trova a battagliare per vedere riconosciuti la dignità e i diritti della sua gente, a riformulare il suo giudizio sulla “civiltà europea del progresso”. Il suo sguardo su “questa terra dell’uomo” si fa inevitabilmente più lucido, più maturo; la sua sofferenza è la sofferenza di coloro che vedono la propria tradizione e civiltà , antiche di secoli, calpestate dalla prepotenza straniera; la sua improvvisa consapevolezza annuncia il lento e graduale risveglio di una nazione. Primo romanzo del cosiddetto “Buru Quartet”, Questa terra dell’uomo ha una genesi particolare: detenuto nel campo di prigionia dell’isola di Buru, con il divieto assoluto di scrivere, Pramoedya Ananta Toer raccontò le sue storie ai compagni di sventura, affidandole alla sola memoria. Quattordici anni più tardi l’intensità di quella voce prese corpo nella forrna attuale, conservando nella trascrizione la particolarità di un discorso narrativo fluido e inarrestabile, la dimensione corale che deriva dall’oralità .