Descrizione
Il solaio cui allude Henri Laborit nel titolo di questo libro è la memoria, l’immenso deposito in cui, nel corso di una vita lunghissima, il grande scienziato ha accumulato una varietà sconcertante di oggetti mentali. Un «bric-à-brac», come lo definisce egli stesso, di ricordi personali, ricerche originali e multidisciplinari, tesi note o inedite, intuizioni geniali che, sviluppate in una trentina di libri, hanno impresso un segno indelebile nella cultura del Novecento. Laborit è capace di immaginare un delizioso dialogo pedagogico tra un biologo e due bambini. Il tema è complesso – il rapporto fra struttura cerebrale e apprendimento – ma lo scienziato-scrittore riesce a farne una piccola pièce piena di attrattiva e di poesia. Non meno gradevole da leggere e meditare è la sua sfavillante teoria del vuoto quantico, che misteriosamente registrerebbe alcuni eventi fisici in una sorta di memoria; o la personalissima divagazione sulla «minaccia di morte imminente come ultimo stress della vita», in cui si sposano felicemente le tesi della biochimica e della psicologia.Nemico convinto del riduttivismo, Laborit affascina proprio per la sua capacità di affrontare ogni argomento attingendo alle più disparate branche del sapere. Quando, per esempio, stigmatizza la nostra società impostata sul rapporto produzione-consumo – forse le pagine più profonde e inquietanti di questo libro – lo fa sottoponendo il discorso politico al vaglio della genetica, della neurofisiologia, della sociologia e dell’economia. Alle soglie degli ottant’anni, l’ex enfant terrible della scienza francese ancora una volta dimostra di essere non soltanto uno studioso a tutto campo, ma anche un divulgatore gradevolissimo e uno scrittore di grande fascino.