Descrizione
Trincee come fiumi di fango, campi allagati, la pioggia fitta che si insinua sotto gli abiti e nelle scarpe e, invece di lavare, sporca, illividisce, porta a galla corpi in decomposizione di soldati morti e abbandonati ovunque. Questo è il paesaggio che appariva ai soldati della Somme, in quel novembre del 1916. E non era cambiato molto dal primo giorno di battaglia, cinque mesi prima, solo dieci chilometri di terreno strappato ai tedeschi a fronte di 620.000 soldati inglesi e francesi uccisi, un numero imprecisato di feriti, perdite incommensurabili. Robert Graves ha diciannove anni quando decide di arruolarsi per i campi della prima guerra mondiale. Un’intera generazione di giovani, parte con lui. Plasmati da un’educazione repressiva, impreparati agli orrori della guerra che conoscono solo da lontano, non ipotizzano nemmeno che si possa dire no. Quando torneranno – chi di loro tornerà – avranno perso qualcosa di prezioso quanto la vita: la fiducia in un mondo che li aveva nutriti e mandati a morire. A tutto questo Robert Graves dice addio. La sua autobiografia è un amaro congedo dagli anni dell’infanzia e della scuola, da una patria che non riuscirà mai più a considerare “casa”. In fondo, è l’addio di un’intera generazione.